Fè i gran

2007 – FE’ I GRAN  – Tempera all’uovo su MDF
Fé i gran è un’ espressione breve che riassume un lungo e faticoso lavoro che comprende diverse operazioni: la mietitura, la legatura dei covoni, la spigolatura, il trasporto ed il ricovero in cascina del raccolto e la trebbiatura. Il tutto con la preoccupazione che un temporale potesse compromettere il raccolto. Adesso le cose son cambiate e con le nuove macchine si fa tutto in una volta sola. Credo però che, dopo aver sbriciolato una spiga nella mano, si faccia ancora quel soffio che libera i chicchi dalla pula per apprezzarne la qualità.

La conserva

2001 – La conserva – Tempera all’uovo su MDF

Fare la conserva era uno dei riti dell’estate.
Il giorno prima la mamma andava al mercato e comprava le ceste di pomidoro che venivano poi consegnate a casa da un carro tirato dalle mucche. In un angolo del cortile veniva preparato un fornello provvisorio con il fuoco a vista usando dei mattoni e della lamiera ondulata. Il grande giorno sul fuoco veniva sistemata la “peirola”: il paiolo di rame in cui dovevamo cuocere i pomidoro. Prima si facevano “cherpè”, cioè cuocere finchè non si disfacevano un poco, poi si toglievano dal fuoco e si facevano colare per togliere l’acqua attraverso una “raiola” cioè una tela di canapa consumata, quindi si passavano a macchina e poi si facevano ricuocere finchè la conserva non raggiungeva la giusta consistenza: finchè il bastone che serviva per rimestare non stava dritto o quasi.
Così si faceva notte.
Una volta papà tornando di notte da Roma ha individuato dall’aereo il nostro cortile dal fuoco della conserva.

La sarta

20021922: la mamma torna da scuola –  Tempera all’uovo su MDF

Mia mamma raccontava:
“Povra mama, che ‘d sacrifissi ch’a l’ha fàit! Mi rivava da scòla e la trovava ca cusija a machina tuta anteruvuijà ‘nt la mantlin-a da soldà ed mé papà con la stùa destissa. Per fé conomia a l’anviscava mach quand che mi-i rivava da scòla”.
Mia nonna Domenica, detta Michin, faceva la sarta, morì di setticemia a 36 anni, il nonno Gioacchino, che lavorava allArsenale Militare, mandò la mamma, che aveva nove anni, in collegio alle “figlie dei Militari”.
“Mio papà è morto un anno dopo, chissà di che cosa, secondo me di crepacuore”.

Al pascolo

2002Al pascolo – Tempera all’uovo su MDF          

Parecchie volte sono andata al pascolo con le mie cugine. Era un lavoro strano , perché sembrava di non fare niente, però era necessario: dovevamo sorvegliare che le mucche non si allontanassero, non andassero “ ‘n sel so dij aotri” e non mangiassero il trifoglio che “le faceva scoppiare”.

Il verderame

2001Il verderame – Tempera all’uovo su MDF

Nel prato sottocasa c’erano delle viti, degli alberi da frutto e degli ortaggi che permettevano a papà di tornare al suo passato contadino. Dedicava loro gran parte del tempo libero, unendo all’atavica esperienza le novità apprese sugli opuscoli de “L’Italia agricola” che ingomberavano la sua scrivania. Tra le varie operazioni, periodicamente “dava il verderame”. Prima di tutto preparava  la soluzione: pesava la polvere azzurra, la scioglieva nell’acqua, la filtrava e la versava nella pompa che poi si caricava sulle spalle. A questo punto si metteva la cappellina in testa e andava nel prato a irrorare le viti che da verdi diventavano azzurre.

Toni al telaio

2000Toni al telaio – Tempera ll’uovo su MDF

Nella casa vicino al cancello abitavano Toni e Teresa.
Teresa , usando un marchingegno che comprendeva anche una ruota di bicicletta, preparava le spole per Toni che tesseva su un vecchio telaio di legno che faceva molto rumore:
                      patich e patach
                      patach e patena
                      patich e patach
                      patach e patena…..
era un ritmo cadenzato che accompagnava i pomeriggi estivi e, diceva la mamma, talvolta anche le notti, quando al rumore del telaio si aggiungeva il canto di Teresa che lavava i piatti e rigovernava.

Il bagnor

2000 Il bagnor – Tempera all’uovo su MDF

I pavimenti erano di mattonelle rosse  non smaltate che quando si scopavano si sfarinavano producendo una polvere rossa che attaccava dappertutto. Per evitarla, prima di scopare, bisognava bagnare il pavimento usando il “bagnor”.
Era bellissimo perché con la scia d’acqua disegnavo per terra splendidi ghirigori e dalle mattonelle saliva un profumo di frescura che non ho più ritrovato.

Il bucato con la cenere: la lessia

2004 – Il bucato con la cenere: la lessia –   Tempera all’uovo su MDF 

Fare il bucato con la cenere, cioè la lessia, era un lavoro impegnativo; io l’ho visto fare solo una volta da magna T.: nel cortile c’era un grosso mastello di metallo dentro il quale veniva sistemata la biancheria da lavare e sopra c’era uno strato di cenere setacciata. Nel mastello veniva versata l’acqua calda che filtrando attraverso la cenere portava via lo sporco dai panni. L’ acqua sporca usciva da un rubinetto situato nella parte bassa del mastello che veniva riempito con altra acqua pulita e così via.